L’Auditorium “Pollini” di Padova è pronto per l’appuntamento del “Concerto di Primavera” dei Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella. Il 7 marzo la serata è anticipatamente dedicata alle donne, interpreti musicali che con il loro contributo omaggiano la figura femminile. Il programma della serata è particolarmente ricco sia per i generi musicali trattati, che con disinvolta scioltezza attraversano secoli di storia e di forme musicali. Dal Barocco di Sammartini e Vivaldi ai contemporanei Mazzocchetti e Piovani il filo conduttore è quello del teatro, della musica intesa come descrizione sonora utilizzata per raccontare e quindi per emozionare. Con semplicità la Sinfonia in la maggiore JC 62 di Sammartini introduce con respiro di “Ouverture operistica” un “Presto” che con vivacità delinea dei piani sonori in bilico tra intensa cantabilità e fluida spigliatezza. Gli elementi dell’Opera reclamano la loro presenza sia attraverso il confronto dialogante dei primi e secondi violini, sia attraverso la prorompente ritmica. Nell’Andante l’intento malinconico dei bassi, attraversato dal tema del pianto tanto caro al Barocco, lascia il posto ad un’armoniosa freschezza del brillante clavicembalo. L’idea circolare che riconduce l’ultimo movimento al primo si sostanzia nella brillantezza sonora che mette bene in rilievo le caratteristiche del gruppo strumentale. Vivaldi racconta attraverso diverse forme musicali un teatro che sa ben descrivere tramite le armonie l’aspetto psicologico dei suoi personaggi, staccandosi dalla più consueta dimensione descrittiva di carattere paesaggistico ed arricchendo con la vocalità gli aspetti strumentali. “Sposa son disprezzata” da “Bajazet” Rv 703 nell’interpretazione del Soprano Anna Grotto trasporta dalla severa gravità ai più arditi arabeschi coinvolgendo con duttile vocalità in perfetta sintonia con le sonorità orchestrali. In “La rondinella amante” tratta da “Griselda” RV 718, prevale un nuovo intento che tramite tinte decise dell’orchestra definisce un contrastante colore, lasciando gli aspetti descrittivi alla vocalità della Grotto. Il concerto “La Cetra” di Vivaldi per due violini, archi e basso continuo con soliste al violino Antonella Defrenza e Chiara Volpato Redi, è un elogio al Barocco più descrittivo. La coralità orchestrale si alterna con una vocazione di stampo quasi vocale delle soliste, ed i fraseggi ben delineati lasciano intravedere spigliatezza nell’Allegro e poesia nel Largo. Ottime idee al clavicembalo per rinvigorire anche nell’Allegro finale un’orchestra che cerca la cantabilità come collante anche nei momenti maggiormente ispirati. Si intravede lo spirito danzante comune all’ “Autunno” dalle “Stagioni” ed anche il virtuosismo si manifesta con scioltezza e senza ostentazioni. Il brano di Piersanti per sassofono ed archi dal titolo “Canto” è un buon compromesso tra strumenti così diversi in orchestra, l’ottima vocalità che la sassofonista Marina Cesari riesce a creare è ben concatenata con i fraseggi in forma di canone con il primo violino Degani, mentre la morbidezza dei pizzicati di violoncello e contrabbasso sottolineano il carattere fluido dell’opera. L’orchestra dei Solisti riesce ad enfatizzare le sonorità oniriche dell’interprete ed anche nel successivo brano di Piovani “il volo di Icaro” si percepisce un’orchestra che con ondeggiante discrezione lascia alla solista il compito di creare nuove idee musicali, ed è così che il volo diventa una nuova prospettiva di realtà su cui osare. La “Bagatella” di Silvestrov è un momento di morbidezza sonora che riesce a creare effetti innovativi, alla cantabilità vocale del sassofono si unisce la rassicurante presenza di un’orchestra che delicatamente ne sottolinea l’espressività.
Il Divertimento di Mozart in re maggiore K136 è all’insegna di freschezza briosa, queste caratteristiche diventano le carte vincenti per un clima più che mai dialogante. Seppur malinconico, il contrasto con l’Andante non scalfisce il vortice dialogante tra violini primi e secondi immergendo questo Mozart nello spirito più vero del Teatro. Se la descrittività servendosi di pochi elementi riesce ad acquisire una sintesi poetica di delicatezza, non meno interessanti diventano i fraseggi che con spigliatezza riportano con giochi contrappuntistici al primo movimento. Salieri, nei due brani proposti tratti da “Les Danaides” e “La grotta di Trofinio”, sono due momenti di maggiore intensità in cui la Grotto dimostra una vocalità in cui il colore più scuro mette in rilievo l’intensità narrativa della scena, nel secondo brano proposto prevale invece una morbidezza melodica che l’orchestra accompagna servendosi di timbriche che agevolano i passaggi di agilità della cantante. Mazzocchetti con “La passeggiata su via Etnea” per sassofono ed archi si serve di sonorità espressive che partendo dall’introduzione affidata a viola e violoncello portano un nuovo tipo di ambientazione musicale. L’autore pare strizzare l’occhio alla cantabilità utilizzata da Piazzolla in cui componente d’elezione diventa la vocalità, riportata sia dal sassofono della Cesari che dagli archi, l’orchestra costruisce con varietà grande intensità sonora. La “Danza dei sette veli” di Piovani diventa dominata da una timbrica serrata, sostanziata da un’orchestra vivace e presente mentre le armonie sottolineate con contrasto inusuale tra sassofono e clavicembalo sembrano richiamare la musica extraeuropea. Il coesistere di elementi diversi riesce a trasformare il sassofono stesso in un nuovo modo di ideare la cantabilità. La presenza in sala degli autori Nicola Piovani e Germano Mazzocchetti diventa piacevole sorpresa per il pubblico presente in sala. Brano conclusivo dell’intensa serata musicale vede protagonista l’orchestra dei Solisti Veneti con un nuovo omaggio al cinema come specchio delle scene di vita affidato a Rota con il Concerto per archi. Misteriose atmosfere da cui si spiega il canto della viola mettono in luce l’espressività cantabile dei violini mentre nuove idee tematiche costruiscono nuove ambientazioni fatte di suggestioni particolari. Rota gioca con la sospensione ed i tipici effetti cinematografici riportandoli in musica e permettendo a danze spettrali presenti nel secondo movimento di cantare l’inquietudine con calma, anche nell’insistente ostinato dei pizzicati. Il tema, nel momento in cui viene riproposto dal primo violino e dal violoncello, diventa suggestione di colore. Nello stridere di alcuni momenti si avverte il cambio di scena ed è così che il quadro musicale trova nuova pienezza, immergendosi in descrittività. Se poi l’Aria nel suo procedere scandito e lento volesse ricordare Bach, lo spettrale lamento che si insinua dal primo violino al violoncello richiama con vitalità nuova altre ambientazioni. Nel climax che coinvolge tutta l’orchestra la suggestione trova la sua espressione massima, l’orchestra di Carella pare evocare la musica russa per le modalità con cui utilizza i piani sonori. Il vorticoso movimento finale si fa danza sfrenata capace di utilizzare ciascuno strumento con spirito d’innovazione. Il bis con Piazzolla Esqualo entusiasma il pubblico che applaude soddisfatto.
Vincenza Caserta
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