L’8 marzo, come ormai da tradizione, è la giornata dedicata alla Festa della Donna. Viene proposta una serata in musica a Lovere, presso l’Accademia di Belle Arti in occasione della novantottesima Stagione dell’Associazione “Luigi Tadini”.
Il Tris D’Assi, formato da Enzo Ligresti al Violino, Giorgio Fiori al Violoncello e Roberto Barrali al pianoforte, presenta un excursus variegato, in cui la musica abbraccia forme e generi diversi tra loro. L’ironia e la freschezza con cui il Trio offre il programma della serata coinvolge il pubblico. Ed è proprio l’ interloquire con il pubblico stesso da parte del Maestro Giorgio Fiori a permettere di entrare nel vivo dei brani presentati, non solo per la collocazione storica degli stessi, ma per la modalità colloquiale con cui le figure dei musicisti affrontati vengono presentate. Se la semplicità della narrazione guida l’appassionante viaggio nella musica, anche il fatto di fornire aneddoti ed esempi musicali che permettano di cogliere le diverse sfumature dei brani, diventa un aggancio ulteriore per il pubblico che, anche in caso di non addetti ai lavori, riesce a gustare le sottigliezze che danno vita ad un’efficace interpretazione. L’omaggio alle donne è immediato con un brano fuori programma scritto per violino e pianoforte proprio da una compositrice poco nota, Maria Theresia von Paradis. Si tratta della Sicilienne, un vero e proprio gioiellino di tenerezza, in cui la cantabilità del violino viene dolcemente cullata dall’accompagnamento pianistico. La raffinatezza musicale, che ha nel sottolineare le sfumature il suo pregio più apprezzato, si nota per il fatto di creare immediatamente l’atmosfera che accompagnerà l’intero concerto. La varietà proposta nell’alternare la formazione del trio con duo alternato tra i musicisti è un interessante modo per variare timbriche e repertori. Sulla scia della nostalgica rappresentazione musicale si snoda anche il Salut d’Amour di Elgar, interessante miniatura che con grazia ricama la semplicità di pagine musicali trasformandole in mondi poetici. Vivaldi viene proposto da Giorgio Fiori con Roberto Barrali attraverso la Sonata n 6 in cui predomina il contrasto tra un virtuosismo di agilità ed una incantevole dimensione puramente descrittiva. Se il Barocco, osservando il programma di sala, parrebbe giocare la parte del leone, l’incursione nell’Opera fa capire come tutto in musica possa assumere connotazioni descrittive. Barrali, da solo al pianoforte, sfodera una vera e propria orchestra, attraverso timbriche decise e cantabili che mascherano parti solistiche a corali con un virtuosismo strumentale agile e d’impatto immediato. Il Preludio da “Masnadieri” di Verdi diventa immediatamente un momento in cui il genere operistico non resta confinato in un angolo destinato a pochi melomani, ma rappresenta le tematiche universali della musica. Questa particolare lettura che fa l’occhiolino all’Opera, rivista spesso dai compositori anche con intenti divulgativi, diventa un altro leitmotiv, in cui frammenti noti al pubblico si mescolano con caratteristiche che evidenziano la padronanza strumentale ed artistica degli interpreti. L’Estate dalle “Quattro Stagioni”, proposta nell’arrangiamento per violino e violoncello da Fiori, sorprende per la freschezza con cui vengono rappresentati tutti gli elementi della partitura, arricchiti da interessanti sfumature e dalla capacità di far immedesimare il pubblico nella narrazione attraverso timbriche vivaci e scelte mai banali. Il momento del temporale estivo entusiasma e sorprende per la sonorità decisa di soli due strumenti che non lasciano il pubblico nostalgico rispetto ad una più nutrita compagine orchestrale. Momento particolarmente poetico è quello dedicato a Piazzolla con un pezzo tratto dalle Stagioni in cui il carattere passionale dell’autore emerge con forza dirompente. Anche il ritorno al duo violoncello e pianoforte attraverso pagine di Popper con la Rapsodia Ungherese Op 68 rappresenta un momento di fusione musicale in cui un genere più libero lascia gli interpreti poter sfoderare una creatività originale. La Parafrasi da “Tosca” di Puccini proposta al pianoforte da Barrali nella rielaborazione di Becucci evidenzia la tragicità scenica attraverso un virtuosismo deciso in cui la vocalità viene disegnata con immediatezza. Particolare interessante offerto dalla sala di Lovere il bel pianoforte Steinway scelto dal leggendario pianista Arturo Benedetti Michelangeli. Chiudono la serata in duo Ligresti e Fiori con la spettacolare Fantasia sulla Carmen di Bizet in cui ogni sfumatura orchestrale è scandita con agile duttilità tenendo il pubblico incollato ad una scena che presenta cambiamenti repentini e vivacità d’esecuzione. Il duo sa come ammaliare il suo pubblico non mancando, anche nella Passacaglia di Haendel/ Halvorsen, di unire alla grande capacità di narrare in musica anche un’ottima presenza scenica che si presta a simpatici siparietti tra i musicisti. Anche i due bis scelti forniscono un quadretto sulla fantasiosità artistica accompagnata da ampia abilità non solo strumentale ma artistica. Tartini dell’Adagio tratto dal Concerto per violino ed archi contiene qualcosa di impalpabile e commovente, mentre il polka del Canarino dipinge con ironia la spigliatezza artistica e musicale divertendo il pubblico entusiasta.
Vincenza Caserta
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