Il lavoro discografico di Giorgio Sini “Angels on my piano”, nato in collaborazione con la scultrice Betty Gobbo,  vede l’artista impegnato in una presentazione a tutto tondo del proprio mondo interiore, il progetto comprende infatti composizioni interpretate al pianoforte dall’autore stesso e corredate da una serie di liriche che accompagnano ciascun brano. E’ un pianismo brillante, una vera “cascata di suoni” quella che Sini propone: “Ode a S.Francesco”è il brano che apre il cd, la cantabilità del tema principale è esposta con la grazia di un menestrello per poi trasformarsi in contemplazione e preghiera al tempo stesso. La semplicità con cui è esposto il brano unisce tinte chiare e scure, crea atmosfere evanescenti in cui il senso nostalgico si unisce alla ricerca di sonorità più piene di reminiscenza lisztiana senza dimenticare Debussy. “L’angelo” è un brano in cui la delicatezza prevale con un senso di leggerezza dal carattere narrativo spezzato solo dalle “ondate virtuosistiche” dal sapore lisztiano. Incuriosisce il continuo cambio di atmosfere che rimandano all’impianto tematico variando con originalità gli elementi e mantenendo una chiarezza nelle timbriche. In questa composizione sono impresse luci ed ombre ispirate alla scultura posta ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo in memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale. La pace prevale sul ricordo doloroso di vite spezzate, sopito lo smarrimento ed il senso di annichilimento umano prende vita la speranza, espressa da un tema leggero ma non banale. La scultura di pietra che raffigura un angelo posta alle Tre Cime ha ispirato “l’ Angelo della Pace”, opera di Betty Gobbo che Sini ha donato all’Orchestra del Ministero della Difesa di Belgrado Binicki. Proprio queste rappresentazioni scultoree degli Angeli possono essere identificate con la composizione.“Ave Maria” ha il senso schubertiano della cantabilità, la preghiera diventa intimisticamente ripiegata su se stessa e si apre ad un accorato canto, disteso su sonorità miti e delicate. “Enigma profondo” ha già nel suo incipit il senso interrogativo espresso dagli arpeggi “coloristici” esposti in modo introduttivo ed è la piccolezza umana davanti ad eventi che hanno scosso l’umanità nel 2020 a suscitare il senso di smarrimento evocato dal brano.  In Sini si percepisce ricerca senza rassegnazione ed il tema, anche nei momenti in cui riappare variato, conserva quel carattere di tristezza dimessa che ha in sé una contemplazione malinconica senza inquietudine, dunque, anche le figurazioni veloci agli acuti appaiono come soffi di vento. “Sublime tentazione” è un brano dal profondo carattere descrittivo, ascoltando l’interpretazione pianistica di Sini completata dai suoi versi se ne riesce ad avere una visione piena. Una bivalenza dell’essere, semplicemente la natura complessa dell’uomo fa si che ogni elemento divenga pretesto per osservare le piccole cose, perché forse è in queste che si nasconde l’essere felici. Carattere onirico e visionario cullato da una profonda introspezione è l’anima che guida questo percorso musicale. “Il viandante” celebra la nostalgia per luoghi lontani, terre che coesistono nell’animo di ogni uomo: il tema principale richiama il viaggio interiore scosso da “ondate” in  pieno stile Liszt. “Unica stella” è una vera e propria poesia musicale in cui un tema semplice sembra celare un segreto ed è la delicatezza gentile con cui viene presentato a permettere a Sini la ricerca di emozioni. L’autore stesso sembra catturare queste visioni per mostrarle a chi  ascolta come rivelasse in segreto la sua visione del mondo con pacatezza sognante.  “Tango felino” è singolare, ricorda la ricerca sonora di Piazzolla nel cantare i temi sfruttando la potenza espressiva dei ritmi incisivi e la “serenata come canto ammaliatore” citata nei suoi versi rende particolare il brano all’interno della raccolta. “Il tempo del Destino ( omaggio a Beethoven)” è avvolto in un senso di attesa, sospeso, non sono tralasciati gli aspetti poetici che si mescolano a sprazzi lisztiani. Il tema, intimistico e sentito,  porta il pensiero da immagini sconfinate a flussi di coscienza che uniscono come in un sogno ricordi e sensazioni. E’ la sintesi di un pianismo virtuosistico ma cantabile, immortalato nella staticità solo apparente dei tre accordi finali. “Un giorno a Venezia” ricorda il Debussy della Ballata per pianoforte nel senso descrittivo ed ampio che lo anima. Sini sente in modo particolare il senso di appartenenza quasi primordiale agli ambienti descritti. Stupore e meraviglia non mancano nel richiamare quasi il movimento delle onde su cui il tema si adagia con leggerezza quasi timida. Giorgio Sini consegna a chi ascolta un’immagine impreziosita di vita e nel virtuosismo nasconde la descrizione più veritiera dei luoghi che gli appartengono con nostalgica poesia.

Vincenza Caserta