Recensione Concerto Bulgaria del 13 novembre 2024 Quintetto Sangiorgi

 

Il mondo di Schumann, popolato da creature fantastiche e scenari densi di contrasti, si presenta in tutte le sue sfaccettature in pagine come quelle del Quintetto Op 44. Nell’interpretazione del Quintetto Sangiorgi (formato da  Epifanio Comis al pianoforte, Enzo Ligresti e Giovanni Anastasio ai violini, Alberto Salomon alla viola e Benedetto Munzone al violoncello) sono messi in rilievo sia gli aspetti in cui il virtuosismo strumentale prende forma, trasformandosi in racconto, sia il filo sottile delle emozioni che legano tra loro quadri differenti. L’istintiva musicalità che predomina con impeto nella musica di Schumann prende immediatamente le sembianze della dialettica pura ed è così che anche la forma rigorosa del fugato (presente in diverse occasioni nel brano) trova il pretesto per riportare ad una forma classica l’esuberanza di un pensiero innovativo. Proprio in questa grande attenzione verso le trame dei singoli strumenti viene giocata la carta vincente del Quintetto Sangiorgi, dinamiche vive ed uniformità di pensiero da parte degli artisti si fondono in efficaci timbriche in cui non passano inosservati i frequenti echi di temi riproposti con significati diversi. A convincere il pubblico di Sofia è soprattutto la visione imbevuta di poesia che con linfa vitale sempre nuova attraversa l’Allegro brillante e si trasforma in ogni sezione in modo fluido ed espressivo, l’euforia che pervade l’incipit non lascia immaginare la spettrale atmosfera del movimento successivo. Proprio attraverso questa capacità timbrica di rendere il suono una vera e propria descrizione il Quintetto Sangiorgi esplora i lati più cupi di Schumann ed offre un’immagine nitida del mondo in cui spesso l’autore si rifugia. La ricerca timbrica attenta permette di intravedere non solo il sinfonismo più nascosto, ma il lato più umano dell’autore, pur sottolineando la modernità di un pensiero che oltrepassa il Romanticismo in più momenti. Il viaggio, che partendo dalla densità sonora diventa elegia, riesce ad oltrepassare il muro di ombre che si affacciano mentre la presenza accattivante del pianoforte di Comis dialoga con naturalezza con gli archi, e tutte le reminiscenze pianistiche ai diversi lavori dell’autore trovano risposta sicura nel rassicurante procedere degli archi coesi e connessi tra loro. Dvorak del Quintetto Op 81 è un tuffo nel folclore boemo in cui a cantare la dumka è la voce di tutti gli strumenti. Il Quintetto Sangiorgi attraverso un rapido procedere d’immagini ancora una volta crea la perfetta atmosfera narrativa ed attraverso un fluire quasi ipnotico rende fantasiosa la narrazione musicale. La grandiosità che queste pagine sprigionano si rivela già da quell’incipit in cui il canto del violoncello cullato dal pianoforte ravviva l’attenzione con l’ingresso maestoso dell’intero gruppo d’archi. In questa nuova dimensione intrisa di poetica malinconia nel tema iniziale ripreso con intensità dai violini si articola un nuovo sprigionarsi vitale. Pagine intense e ricche di pathos sono sostenute da una presenza artistica che unisce spirito creativo a spunti lirici tanto vicini ad una narrazione più sognante che vissuta in pieno, ed in netto contrasto con la  concretezza degli slanci successivi. I colori vivaci degli archi sono vicini in alcuni momenti a quelli del celebre Quartetto Americano per brillantezza e frizzante passaggio tra temi diversi ed il pianoforte di Comis presenta un virtuosismo raffinato e poderoso. La cantabilità diventa matrice comune per tutti i musicisti del Quintetto Sangiorgi, espressa con naturalezza e sempre rinnovata forza vitale. La natura realistica di Dvorak è racchiusa nella formula che con un magico rintocco si lega alle sue terre nel secondo movimento ed in un tema leggero e sereno richiama nuovi scenari, pronti a trasformarsi con plastica mobilità. Intensamente in equilibrio il Quintetto conferisce a Dvorak un carattere di impalpabile bellezza pronta a trasformarsi in intensi vortici sonori in cui l’intreccio tra le parti pone come base una chiarezza strutturale in cui le sfumature diventano interessanti dettagli pronti ad attirare l’attenzione per l’accuratezza degli interventi di ciascun musicista. Pubblico entusiasta e bis che omaggia l’Italia del belcanto improvvisando su un tema popolare che ancora una volta evidenzia le caratteristiche di tutti i musicisti del gruppo evocando assolate immagini della nostra bella terra.

Vincenza Caserta

Crea il tuo sito web con Webador