Recensione Concerto “Capolavori Romantici” 27 ottobre 2024 Amici della Musica “Giorgio Vianello” di Bassano del Grappa
I Quintetti per pianoforte e Quartetto d’archi di Schumann e Brahms rappresentano dei mondi musicali in cui la personalità degli artisti può realizzare una magia: dare vita al groviglio di immagini ed emozioni che vi albergano. Il Quintetto formato da Enzo Ligresti e Vikram Sedona al violino, Alberto Salomon alla viola , Marco Dalsass al violoncello e Gabriele Vianello al pianoforte riescono a coinvolgere il pubblico nell’impegnativo programma presentato nell’ambito della 36°Stagione Concertistica degli Amici della Musica “Giorgio Vianello” di Bassano del Grappa. La solennità del marmo che avvolge la storica Cappella Mares di Villa Ca’ Erizzo con reminiscenze canoviane sembra cullare il fluire temporale scandito dalla musica. Il Quintetto in fa minore di Brahms Op 34 è una perfetta fusione tra l’idea orchestrale e la gestione di masse sonore in cui gli equilibri strumentali sono sempre giocati su sfumature sottili, il travagliato iter che portò l’autore a questa versione definitiva è sintesi del suo pensiero. L’incipit, giocato tra mistero e luminosità, è un momento delicatissimo, destinato ad influenzare l’intero percorso dell’opera, e quei germogli che violino e pianoforte svelano quasi sussurrando, diventano chiave per accedere al pianeta Brahmsiano. L’idea musicale che gli artisti esprimono attraverso un curato intersecarsi di colori rende perfettamente l’idea dell’autore, in bilico tra una concezione puramente orchestrale e la predilezione per il pianoforte, cui vengono affidate strutture portanti dall’intenso impatto emotivo. L’alchimia tra elementi di contrasto rende flessuoso e monumentale al tempo stesso l’Allegro brillante che con naturalezza racchiude un’interpretazione carica di sentito lirismo avvolto da un impeto in cui la parte emozionale fa la parte del leone. L’equilibrio con cui vengono presentate le sezioni musicali diventa un interessante percorso che fa della poderosa poetica brahmsiana quasi un’elegia di raffinatezza. Le timbriche degli archi incalzanti e ben equilibrate nell’insieme esaltano le potenzialità del pianoforte e permettono di comprendere scelte stilistiche ben ponderate da parte dell’autore nel voler gestire la massa sonora attraverso un filo di memoria interiore di rara profondità. Se già nella prima parte dell’opera il Quintetto non esita nel presentare la grandiosità della scrittura brahmsiana, non meno interessante risulta l’evocazione nostalgica che regala un soffio di tenerezza alla narrazione. Proprio questo calarsi all’interno del pensiero brahmsiano rende interessante questa visione che non teme il canto spiegato nei temi più avvolgenti, creando un senso di continuità tra atmosfere oniriche e momenti dall’intensità quasi sinfonica. Il dialogo strumentale permette una varietà timbrica che oltre a far apprezzare le qualità virtuosistiche degli interpreti pone in essere una naturalezza musicale che le conferisce umanità, facendola diventare un vero e proprio racconto. Non mancano i colpi di scena, come in ogni scrittura che voglia tracciare un percorso, ed a tal proposito lo Scherzo diventa un importante fulcro che sintetizza l’intera opera. Il piglio incalzante che coinvolge ritmicamente viene accolto da tutti i musicisti ed è ancora una volta come se il mistero più fitto si intrecciasse con scene di vita quotidiana, con squarci di evocazione popolare spesso presenti nella musica del compositore e ben sottolineati dal Quintetto. L’energia sprigionata da queste pagine mette in evidenza la prontezza creativa dei singoli artisti che nel gioco di contrappunto riescono a creare quella souspance avvolgente e festosa che conduce senza esitazione verso l’Allegro finale, convincendo e commuovendo in alcuni tratti in cui trame più distese si fondono con la flessuosa compattezza della densità sonora.
Altrettanto interessante il Quintetto Op 44 di Schumann in cui i musicisti riescono a far emergere una creatività artistica che è perfettamente in linea con lo spirito dell’autore. L’enfasi iniziale in cui il quadro sonoro è animato da una cantabilità piena trova immediatamente nel contrasto poetico “alla Eusebio” un alter ego che avvolge attraverso la chiarezza di tutte le voci strumentali. E’ un’interpretazione che risponde pienamente all’idea scorrevole che pervade il “ flusso di coscienza” che Schumann affida a queste pagine, che potrebbe essere letto quasi attraverso la chiave letteraria di Italo Svevo. Anche in questo caso la ricchezza del racconto musicale risiede nella capacità artistica di rendere i contrasti di scrittura come elementi chiave da valorizzare attraverso la voce dei singoli strumenti. La musicalità dal carattere istintivo e leggero che riesce a rendere l’idea di un contenuto sovrastante la forma non trascura momenti in cui l’essere ripiegato su se stesso, come nell’incedere quasi funebre dell’Andante, permette a Schumann di affidare alle timbriche strumentali un ruolo delicatissimo. Sono questi momenti che permettono di apprezzare la grandezza artistica nel creare luminosità attraverso idee musicali che esaltano il complicato mondo interiore dell’autore. Il Quintetto coglie la profondità dei momenti più raccolti con naturalezza e riesce a condividere con semplicità idee musicali con interessanti sfumature. Gli aspetti più squisitamente virtuosistici sono a servizio di una rigorosa logica nei momenti contrappuntistici non privandoli mai di personalità imbevuta di romanticismo. Il Quintetto riesce a tenere desta l’attenzione degli ascoltatori fino all’ultimo, creando un’attesa continua nella presentazione delle sezioni musicali, magiche nei pianissimi e ricche di energia nei fugati culminati con pienezza di suono ed intensità.
Pubblico entusiasta ed a grande richiesta bis dal Quintetto di Schumann.
Vincenza Caserta
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