Concerto Festival delle Divine Armonie 24 febbraio Parma Orchestra da Camera di Parma
Il Festival delle Divine Armonie di Parma conclude i suoi appuntamenti appuntamenti il 24 febbraio con l’Orchestra da Camera dei Salotti Musicali Parmensi. Il Teatro del Convitto Maria Luigia è un gioiello di affreschi che riesce a diventare scrigno prezioso del particolare programma proposto. La serata si apre con il Quartetto di Verdi, poco conosciuto rispetto alle pagine operistiche, e la celebre Serenata di Tchaikovsky. La bacchetta che dirige l’Orchestra da Camera di Parma è quella del Maestro Sebastiano Rolli, esperto verdiano, che illustra assieme al M°Marco Bronzi ed al Musicologo e Direttore scientifico delle edizioni verdiane Francesco Izzo gli aspetti più interessanti di questo accostamento musicale. Due autori profondamente ancorati ai loro mondi, articolati in una materia sonora dalla poetica più contrapposta attraverso due opere dai destini diversi. Il Quartetto rappresenta un unicum nella produzione verdiana, nato in circostanze particolari, scritto mentre l’autore si trovava a Napoli nel 1873, costretto ad aspettare che la cantante protagonista di Aida, Teresa Stolz, si riprendesse da un’indisposizione. Verdi decise allora di cimentarsi in qualcosa di diverso. E’un linguaggio strumentale del quale forse l'autore non era del tutto convinto, ma che oggi, a distanza di 151 anni, riesce a raccontarci qualcosa di nuovo e sorprendente in questa dimensione cameristica in cui melodia e teatralità si fondono con eleganza. Oggi noi sorridiamo quasi nel pensare che l’autore volesse tenere celata questa sua composizione, eseguita per la prima volta nell’albergo di Napoli in cui soggiornava con un ristretto numero di musicisti. Dell’evento si parlò nella Gazzetta di Milano, Verdi non voleva che si eseguisse ma cambiò idea nel 1876 a Parigi, quando venne organizzata un’esecuzione privata. La versione che l’Orchestra da Camera di Parma propone è quella di Toscanini con l’aggiunta del contrabbasso, ed è immediata l’atmosfera che nell’Allegro si colora di elementi incalzanti, a sottolineare la naturale vocalità strumentale che serpeggia con mistero in tutto il Quartetto. Verdi operista non tarda a manifestarsi con le scelte di colore dei momenti più introspettivi, alternati al piglio deciso ed incisivo che anima la scena attraverso una narrazione distesa e delicata, mentre pare di vedere muoversi personaggi contrastanti. Gesto preciso e convincente per il Direttore Sebastiano Rolli che, avvalendosi della competenza musicale e tecnica di un’orchestra composta dai migliori musicisti del panorama italiano, dà vita ad atmosfere capaci spesso di evocare con disinvolta scioltezza l’ombra del Falstaff. La leziosità si manifesta chiaramente nell’Andantino, esempio di contrasti tra scenari e sentimenti diversi, a volte onirici ed improvvisamente epici nell'incalzare del dramma in cui Verdi riesce ad esprimere un’umanità contrastante con i giusti tempi di attesa di cui il Maestro Rolli sottolinea il pathos cangiante. Con il Prestissimo siamo in una vera e propria trasposizione del dramma verdiano, convincente e di piena natura operistica, sottolineata dalla vocalità strumentale dei violoncelli e manifestando pienamente un’affinità con il teatro, tra i colpi di scena propri della narrazione. Nello Scherzo dell'ultimo movimento Verdi su richiama in modo evidente quel “tutto il mondo è burla” del Falstaff, facendo l’occhiolino alla tradizione beethoveniana nell’inserire il fugato. L’orchestra da Camera di Parma sottolinea quegli aspetti che si presentano come un misto tra maestosità e mistero, entusiasmando per vivacità interpretativa e chiarezza di struttura.
Il mondo di Tchaikovsky, quello del ritorno alla sua Russia, è avvolto quasi da un’aura fiabesca che pare richiamare subito ampi palazzi avvolti da distese innevate. Lo stile è chiaramente imbevuto della cultura russa sia per l’uso dei tipici temi del folklore, sia per la forma del primo movimento, che si presenta come un prisma per brillantezza e forza nell’intersecarsi continuo dei diversi temi. E’ senza dubbio lo stesso clima teatrale che anima i balletti di Tchaikovsky che fa pensare allo Schiaccianoci e conduce nelle stesse atmosfere sognanti e magiche. Rolli e l’Orchestra da Camera di Parma enfatizzano nella Serenata gli aspetti di cantabilità senza far mancare l’eco della tradizione popolare in modo delicato e fantasioso. Il Valse si snoda con elegante raffinatezza su un tema sorridente che immediatamente richiama le atmosfere romanzesche descritte da Tolstoj, ed è dettato dalla più veritiera immagine del ritorno alla propria patria dopo il soggiorno in Francia. L’Elegia contiene tutta la magia e lo stupore di un racconto in cui la voce è quella del popolo, in modo corale e poetico, espresso mediante il bellissimo contrasto tra gli evanescenti pizzicati e l’incontro dei due temi non privi di un accenno ad intenzioni vocali sognanti. La luminosità dell’orchestra non trascura nessun dettaglio della partitura riuscendo a far emergere non solo lo spirito legato all’impronta delle scuole nazionali, ma anche un velo di nostalgica contemplazione, quasi la propria patria apparisse in alcuni momenti ancora distante al compositore. Nel finale è protagonista assoluta la voce popolare che lascia ampio spazio all’immaginazione, sin dal soffio vitale che con aria di leggenda antica apre la narrazione, per poi permettere al tema tipico del folklore russo di avanzare, maestoso e deciso, tra delicati pizzicati ed arabeschi tematici di cui viene sottolineata abilmente ogni differente sfumatura.
Entusiastici applausi del pubblico in sala e due bis dal programma proposto con il delicato Valse del compositore russo ed il Prestissimo di Verdi a conclusione di un concerto dalla teatralità e dai colori operistici.
Vincenza Caserta
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