Pordenone, eletta da poco come città rappresentante la cultura italiana, suggella la sua vittoria con un concerto d’eccezione. Il Teatro Verdi il 5 aprile si colora di musica con il celebre violinista Salvatore Accardo, che dirige e suona assieme all’Orchestra da Camera italiana. Il programma è vario, e propone un interessante percorso che non è solo musicale, ma riesce a toccare le corde dell’anima in un climax di intensità e magica alchimia ad aleggiare tra i brani proposti. Il Premio “Pordenone Musica” conferito al Maestro diventa l’occasione per viaggiare assieme alla grande musica tra Paesi e tradizioni diverse e rappresentative dell’uomo che osserva il suo mondo. Il Maestro Accardo sa quanto sia difficile al giorno d’oggi poter scardinare la musica classica da quel podio considerato poco accessibile dalla maggior parte della gente, il suo discorso nel ritirare il premio è carico di quell’entusiasmo che ritroviamo nel suo modo di fare musica, raccontando pezzetti d’umanità e cogliendo tutte le sfumature che compongono l’essere umano. Vivaldi del Concerto per violino e violoncello in si bemolle maggiore RV 547 è il primo brano proposto, il Maestro al violino solista e la violoncellista Cecilia Radic danno inizio al viaggio musicale con un Barocco che contiene freschezza e poesia sin dall’incipit orchestrale, immergendo gli ascoltatori in un dialogo sempre più articolato tra i due solisti. L’intrecciarsi nitido dei fraseggi dei due interpreti coinvolge con immediatezza, tra colori nostalgici e pittoreschi, in cui la bellezza si cela dietro un velo misterioso, lasciando intravedere attraverso le sfumature l’articolarsi del pensiero vivaldiano. L’Andante è completamente affidato ad una narrativa musicale che sembra condurre per mano l’ascoltatore in un mondo bucolico e contemplativo, mentre l’Allegro molto, giocando con i colori più vivaci di un andamento danzante, permette al dialogo tra i due solisti di animarsi via via con l’incalzante procedere dell’orchestra. La Passacaglia di Haendel-Halvorsen arrangiata per violino viola e orchestra da Francesco Fiore è un momento particolarmente emozionante in cui il Maestro Accardo dialoga assieme allo stesso Fiore, trasformando assieme all’orchestra ogni Variazione in un quadretto di mondo in cui il virtuosismo strumentale si piega al contenuto più vicino alla narrazione attraverso un convincente quanto spontaneo intreccio di colori ed intenzioni del compositore. Non mancano i momenti di raccoglimento più meditativo in cui la sintesi poetica lascia scorgere una graduale luminosità di suono prima di sfociare nell’incalzante vortice sonoro che trasforma il virtuosismo in magia. Nei successivi brani di Kreisler l’umanizzazione musicale diventa completa nel dipingere il confine tra sogno e realtà offrendo attraverso miniature musicali la leggerezza di una narrazione che si maschera attraverso un andamento di valzer in Liebesfreud definendo con grazia una descrizione sonora. Liebeslied diventa un commovente ricordo che riesce a far coesistere l’amarezza di momenti passati con l’intensità musicale che il Maestro Accardo sa trasmettere attraverso il suo violino. Il Rondino su un tema di Beethoven trasforma la leziosità in aggraziato racconto animando la narrazione con giochi sonori tra solista ed orchestra in cui predominano equilibrio e raffinatezza. La Gitana offre una prospettiva diversa in cui il carattere quasi improvvisato e rapsodico permette al M° Accardo un suono pieno e vivo pronto immediatamente a plasmarsi in cantabilità con andamento carezzevole. In Verano Porteño tutto si trasforma lasciando spazio ad atmosfere oniriche in cui la coesione tra solista ed orchestra cede la voce ad un vero e proprio climax in cui il carattere jazzistico trova nel colore e nell’espressività dell’interprete una carta vincente. Accardo crea magia unendo alla padronanza virtuosistica la capacità di coinvolgere dosando sapientemente il suono in perfetta coesione interpretativa con l’orchestra formata da suoi allievi, da quelli storici ai più recenti. Il Maestro viene insignito del Premio “Pordenone Musica”, e le sue parole di speranza verso l’evolversi dell’educazione musicale in quello che definisce, coerentemente con Riccardo Muti, “ Paese della Musica”, permettono di ravvivare l’aspettativa verso un maggiore coinvolgimento di quest’arte come vera e propria identità del Popolo italiano. Accardo scherza simpaticamente con la sua orchestra condividendo questo spirito di appartenenza alla tradizione della grande Musica.
La Serenata per archi in do maggiore Op 48 di Tchaicovskij è un momento talmente magico da trasformarsi in Fiaba, non solo per la grande varietà tematica, magistralmente sottolineata in ogni aspetto puramente musicale, ma per quel fil rouge che diventa in ciascun movimento coerenza narrativa. In questo brano in cui la direzione di Accardo è avvolta da un’aura di perfezione nel gesto pulito ed essenziale, ogni aspetto musicale ha il potere di trasformarsi in immagine suggellando così la forza della musica in cui l’astrazione permette di osservare attraverso l’infinito una realtà finita. L’Andante non troppo, attraverso il suo incipit coinvolgente, sembra spalancare le porte ad un mondo nascosto in cui la nebbia si dirada lentamente, lasciando così intravedere un orizzonte nuovo. Il contrasto tra il misterioso incipit e l’incalzante divenire carica di forza narrativa ogni sezione. La coerenza di cui si sostanzia la direzione del M°Accardo permette alla musica di trovare in ogni sonorità strumentale una definita identità, così le sezioni dei violini trasformano con forza immersa in poesia l’alternarsi dei temi, mentre tra le trame più scure si ritrova quella trepidante attesa in cui tutto è souspance. Il Valse è una deliziosa parentesi in cui ci si trova già tra elfi e dame incantate all’interno di una dimensione fiabesca. La grazia che pervade queste pagine non manca di coerenza rispetto allo spirito vivace del primo movimento tenendo desta la brillantezza di suono ed il senso di meraviglia che ispira queste pagine. Con l’Elegia si è immersi nel vivo della narrazione e le sonorità raffinate ed ispirate riescono a creare mistero e attesa. La bellezza del canto spiegato dei violini rende queste pagine un esempio massimo di cantabilità, intensa e ricca di pathos. L’interpretazione proposta dal M° Accardo e dalla sua orchestra commuove per la partecipata attenzione ad ogni sfumatura musicale e per la ricerca sonora presentata sia tra le file dei violini con spalla il M°Enzo Ligresti, sia tra le viole con il M° Francesco Fiore. La bellezza data dal contrasto tra una dimensione onirica e concreta rende variegato il discorso musicale fino al travolgente Finale con il Tema russo. Frizzante e spigliato il tema volteggia in orchestra incisivo e brillante. La decisa presenza dei bassi è ispirata da sonorità piene e precise della Radic e di Cappellaro, e non manca, pur nell’incalzante procedere, una tensione d’ispirazione poetica che chiude il cerchio con il ritorno trionfale al tema iniziale. Il bis è all’insegna della raffinatezza con l’allegro molto dal Divertimento di Mozart KV 137 in cui il carattere teatrale rappresenta perfettamente l’ispirazione di stampo narrativo che ha caratterizzato l’intero concerto. Pubblico entusiasta e standing ovation per il Maestro Accardo e la sua Orchestra.
Vincenza Caserta
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