Una mattinata dedicata ai capolavori di Bach per clavicembalo ed orchestra d’archi, il 26 ottobre l’Auditorium “Pollini” si tinge di Barocco assieme ai Solisti Veneti diretti dal M°Giuliano Carella con un solista d’eccezione, Roberto Loreggian. La conoscenza strumentale del solista riesce a creare poesia nella musica di Bach ed il trittico dei Concerti in la maggiore, fa minore e re maggiore unisce bellezza ed intensità. Si entra immediatamente in un percorso narrativo in cui Loreggian si presenta come un narratore onnisciente che riesce a mascherare gli elementi di mistero e sorpresa facendo vivere attraverso le pagine di Bach un percorso complesso quanto interessante. Se la festosità del Concerto in la maggiore emerge con forza nell’incipit danzante che coinvolge solista ed orchestra, questa pare essere l’elemento predominante in cui i momenti più scoperti del solista si trasformano in una gioiosità amabile pronta a diventare malinconia. Una vera esplosione di colori caratterizza la fluidità dell’Allegro iniziale, mentre nel Larghetto ogni fraseggio si misura con una dimensione diversa e meditativa,  dominata da un’introspezione che assume talvolta le sembianze di un confronto tra l’uomo ed il suo misurarsi con l’assoluto. In questo movimento Loreggian riesce ad abbracciare e coinvolgere i colori dell’orchestra di Carella facendo emergere l’aspetto più umano di un Bach che sa commuovere con la forza della semplicità. L’Allegro ma non tanto è dominato da un senso di circolarità che lascia alla raffinatezza dei fraseggi il ruolo principale, i respiri di solista ed orchestra sembrano essere disegnati con l’intento di prendere per mano gli ascoltatori e fare notare quelle sfumature così delicate ed essenziali che costituiscono il fulcro della musica di Bach. Il Concerto in fa minore è un concentrato di elementi preziosi sin dal procedere marziale che scandisce l’Allegro iniziale: il solista crea un’atmosfera di irrequietezza che lascia con il fiato sospeso, mentre l’orchestra pare quasi annuire rispetto l’idea presentata, tutto ha un carattere di tensione che esplode nel tempestoso incedere avvolto in un mistero sempre più fitto. Il magico secondo movimento trasporta invece in un paesaggio sconosciuto, antitetico rispetto al precedente e ricco di tutto ciò che può rappresentare la grazia in musica. Le sonorità pizzicate dell’orchestra cercano una morbida compattezza in cui il suono brillante del clavicembalo sembra arrotondarsi, ispirato da una vocalità che vuole descrivere qualcosa di fiabesco. L’ultimo movimento è ricco di un’estrosità bizzarra nella sua modernità, Loreggian ne enfatizza la struttura con sciolta semplicità riuscendo a trasmetterne la più ampia modernità di linguaggio. Il Concerto in re maggiore è un pilastro assoluto in cui la più ampia struttura permette sia al solista che all’orchestra di articolare un discorso musicale complesso e vivace, figlio del Barocco ma già proiettato verso i germogli delle idee che fioriranno nei secoli successivi. Loreggian dimostra di essere un esperto conoscitore delle sfumature di un linguaggio tanto complesso quanto affascinante e ricerca nel connubio con l’orchestra una visione talvolta enigmatica di Bach. Il solista rappresenta quasi un mistero irrisolto nel presentare la dolcezza del fraseggio ed il rigore di un contrappunto che sembrerebbe tracciare quasi un percorso già definito. La scioltezza con cui l’orchestra guidata da Carella riesce a definire gli elementi strutturali del discorso musicale rende più semplice la ricerca di effetti da parte di Loreggian. Non ci sono stravolgimenti testuali nella sua lettura, ma una fedele ricerca di quei dettagli che rendono Bach ora dinamico ora meditativo, mai frammentario ma innovativo. Il trittico dei diversi tempi riesce ad offrire una visione globale che sembra essere imbevuta nel misticismo, allo stesso tempo filtrata attraverso una razionalità che elimina gli elementi eccessivamente articolati. Ne risulta un pensiero musicale raffinato ed intenso in cui ogni esasperazione barocca passa attraverso un filtro emotivo di bellezza allo stato puro. Acclamato bis con l’originalità di un autore italiano, Giovanni Benedetto Platti, con il terzo tempo del Concerto in sol maggiore ed un immenso Loreggian perfettamente in sintonia con l’orchestra.

Vincenza Caserta

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