Recensione Concerto 18 aprile 2024 Auditorium Rai “Arturo Toscanini”
Trittico interessante nel programma proposto all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” ed artisti d’eccezione: un gigante come Ottavio Dantone ed il giovane talento del violino Vikram Francesco Sedona, in scena il 18 aprile con replica il 19 e visibile su Raiplay. Ad aprire la serata Spontini, con l’Ouverture da “La Vestale”, in cui immediatamente è destata l’attenzione attraverso il primo risonante accordo. Dantone con un balzo trasporta in una rarefatta atmosfera in cui l’Opera conserva un tema arcaico. Cantabilità che avvolge e riesce a propagarsi come un’onda magnetica nell’orchestra tra la dolce flessibilità degli archi ed il timbro caldo degli ottoni, così il guizzo più brillante prepara alla sezione seguente. Il gesto di Dantone è preciso, coinvolgente, animato da una sottile irrequietezza che sembra mescolarsi alle situazioni distese del discorso corale per eccellenza: quello dell’orchestra. I momenti più salienti vengono preparati con cura dai fiati, per assumere poi tra gli archi un gioioso senso di meraviglia. Il Concerto di Viotti n 22 in la minore per violino ed orchestra è già vivo nella narrazione in cui ogni elemento viene presentato con chiarezza sin dall’inizio, quasi i personaggi che paiono animare la scena fossero già stati delineati nelle loro caratteristiche, mentre la trama, avvincente e misteriosa, diviene il centro del racconto in modo spontaneo, senza artifici. Pathos ed enfasi si mescolano in una danza immediata ed il giovane Sedona, già distintosi per un virtuosismo spiccato ed una musicalità matura al prestigioso Concorso Long -Thibaud di Parigi (unico italiano in finale), riesce a fare della cantabilità morbida e decisa un elemento di base del suo violinismo. E’ un virtuosismo ricco di colore la carta vincente per questo Viotti, in cui la raffinatezza dei fraseggi permette un intenso dialogo con l’orchestra. L’immediato animarsi della composizione permette di osare nel proporre le scelte di colore, ancora una volta in simbiosi perfetta con l’orchestra. Non è mai presente un virtuosismo ostentato che non sia accompagnato dalla grazia nel suono di Sedona, così come a destare attenzione è la padronanza strumentale di convincente forza espressiva. Il carattere classico di questa composizione di Viotti permette alla compostezza di scrittura di mettere in luce l’eleganza del gesto che accompagna il giovane interprete. Musicalità ed inventiva vanno di pari passo, specialmente nella cadenza dello stesso Sedona, mentre nei momenti in cui il silenzio dell’orchestra lascia voce a pieno campo al solista, si gioca tutto su un filo che mette in rilievo anche la più piccola sbavatura. Dantone sottolinea la tenerezza di un’orchestra che nel secondo movimento pare cullare il canto ipnotico del solista. Profondità nella chiarezza del linguaggio è elemento di spicco che prepara il fervore del terzo movimento, reso con incisività febbrile senza mai essere banale. Ogni elemento descrive limpidezza, persino nei momenti in cui la drammaticità della composizione diventa quasi una ode al pathos. Bis del solista con con il brano “Lautarul" Enescu dalla Suite “Impressions d’Enfance” Op 28 che trasforma il canto in quello di un menestrello i cui magici trilli si alternano ad una malinconia celata e rapsodica.
La Sinfonia n 8 Op 93 di Beethoven è epicità dirompente per Dantone. Equilibrata ed acuta nel plasmare la plasticità che caratterizza questa particolare pagina del compositore di Bohnn. L’incalzare drammatico che trasporta verso le alte vette del sinfonismo non mette mai in discussione l’equilibrio tra fiati ed archi, lasciando intravedere un Beethoven delicato tra gli elementi “ottimistici” in cui la pienezza sonora cattura per il suo “cantare qualcosa al mondo”. In certi momenti si ha l’impressione di trovarsi in bilico tra serenità ed ironia sottile ed è questo l’aspetto che lega tra loro i tempi della composizione, nella briosità dello scherzo e nella leziosità del minuetto. Il finale è di pronta brillantezza ed i fraseggi ampi evidenziano la forma classica della composizione. Dantone riesce a tenere vivo per tutta la Sinfonia quel soffio pronto a trasformarsi in pienezza sonora coinvolgente capace di descrivere la tempesta senza dimenticare l’arcobaleno.
Vincenza Caserta
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